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Soke-Shihan

Enrique Pérez Carrillo De La Cueva

Caposcuola Yawara Jitsu

Ho imparato a camminare sul tatami ormai più di 44 anni fa. La palestra Toyama a Malaga, fondata da mio padre nel 1961, fu la culla delle arti marziali in Andalusia orientale. In quegli anni, in Andalusia,  esisteva solo un’altra scuola di arti marziali a Siviglia. I tatami come li conosciamo oggi non esistevano ancora, e mio padre ne improvvisò uno con della segatura pressata, coperto da un telone ancorato alle estremità con ganci e adesivi in modo che rimanesse teso. Non esistevano nemmeno fabbriche di kimono, e bisognava farli fare da una sarta con il modello di un kimono preso in Francia. Le cinture erano pezzi di tende. Era l'inizio del Judo nel nostro paese.

 

Ricordo i miei primi randori (pratica libera delle arti marziali), per lo più con studenti più grandi di me.

Combattendo con loro cercavo principalmente che non mi facessero cadere. Tutti  mi dicevano che ero come un topolino che non stava mai fermo.

Che tempi quelli. Dalla palestra Toyama passarono maestri di molte arti marziali, alcuni oggi molto conosciuti,  altri  meno, ma che comunque hanno lasciato il segno. Yasunari Kitaura, Raul Gutierrez, Mariano Morante, Jun Sik Corteccia, Pedro Martinez Dabauza ... e così via.

Le arti marziali a volte erano clandestine - ricordo quando, per praticare il karate, bisognava avere 14 anni, ed io mi intrufolavo nei corsi a 8 anni.

Il nostro dojo sembrava un centro di pellegrinaggio. Mi ricordo l’entusiasmo che avevo quando ricevevo la notizia dell'arrivo di qualche insegnante. L'aspettativa e la magia che si creava durante le loro prime lezioni. Ho imparato a combattere con le mie paure e le mie insicurezze per diventare più forte fisicamente ed emotivamente e per provare a superare me stesso.

 

Passarono gli anni, e cominciai a combinare diverse arti marziali: Judo e Tae-Kwon-Do, Judo,  Kenpo e Karate, Full-Contact,  Kenpo e Karate, Yawara-Jitsu e  Karate Shotokan. A poco a poco lo Yawara-Jitsu creato da mio padre stava diventando il mio allenamento principale, fino ad ottenere la cintura nera infantile all'età di 13 anni. Cominciai così ad aiutare nei corsi per bambini.

Continuai a imparare molte arti marziali e a formarmi senza sosta. Quando avevo 17 anni ci trasferimmo a Madrid per diffondere lo Yawara-Jitsu. Ricordo il nostro pellegrinaggio tra diverse federazioni, come la Federazione Spagnola di Lotta o la Federazione Spagnola di Boxe, di cui facemmo parte come un settore indipendente. Infine, decidemmo di formare la nostra associazione e federazione, per essere indipendenti nella gestione tecnica e burocratica. È stato un cammino difficile, in cui accompagnai mio padre condividendo gioie e dolori, i successi e gli sgambetti di alcuni a cui non piaceva l'innovazione, seguaci fedeli delle arti marziali tradizionali. È difficile essere un profeta nella tua terra, e il lavoro per il riconoscimento dello Yawara-Jitsu fu duro. Nel frattempo, ho continuato gli studi in molte discipline (boxe, Thai-Boxe, Kobudo, Ju-Jitsu, Tai-Jitsu, diversi stili di Karate -Goju-Ryu e Shito-ryu, Shiatsu, Kuatsu) e ad aiutare mio padre a impartire corsi su tutto il territorio spagnolo,  di difesa personale sia per civili che per le forze dell’ordine.

E arrivò un giorno di cui sono particolarmente orgoglioso. Avevo 25 anni, parlando con mio padre mi disse che era stanco di combattere per far crescere lo Yawara-Jitsu perché non facevano altro che ostacolarlo. Era sfiduciato. Era appena stato promosso cintura nera  4º Dan.

Ricordo che gli dissi:

Papà, non ti preoccupare: divulgherò io lo Yawara-Jitsu, e ti verranno riconosciuti i meriti.

Ho cominciato a partecipare a importanti corsi multi-stile in Spagna, in modo che conoscessero il nostro sistema, e così lo Yawara-Jitsu cominciò a essere riconosciuto nell’ambito della difesa personale. Ma questo non era abbastanza per me. Io sono un combattente, e mi dissi che volevo mettermi alla prova. A 28 anni, con il mio kimono al seguito, trascorsi due mesi a Londra per perfezionare la lingua e pubblicizzare lo Yawara-Jitsu. Visitai i principali dojo dove venivano praticate diverse arti marziali: Aikido, Ju-Jitsu, Kempo, Karate, ecc., e tutti i maestri, dopo avergli mostrato lo Yawara-jitsu, mi fecero le congratulazioni. Uno di loro, un maestro con una grande reputazione nel campo delle arti marziali, non rimanendo molto convinto, mi disse di ripresentarmi il giorno successivo. Mi stava aspettando con un suo allievo, cintura nera 3 ° Dan, un ragazzo di colore alto 1.85 m e di grossa stazza.

Mi disse che mi avrebbe messo alla prova con un suo praticante, a cui diceva di colpirmi e di trattenermi in diversi modi. Il test durò mezz'ora. Alla fine, mi disse che voleva che io, per sei mesi, tenessi un corso presso la loro associazione. Andai a quel corso con mia sorella, e insegnai a circa 150 studenti. Non sapevo che fosse un secondo test, con cui il maestro stava selezionando i migliori insegnanti di difesa personale nel mondo, per formare una squadra che avrebbe insegnato in corsi internazionali in giro per i 5 i continenti. Quando finì il corso, mi disse che voleva che facessi parte della sua squadra. Avevo 29 anni.

Iniziarono quindi questi corsi (Grecia, Francia, Inghilterra, Scozia, Spagna, Italia, Stati Uniti). Condivisi l’insegnamento con docenti di riconosciuto prestigio e di molti paesi: David German, David James, Bryan Cheek, Angel Garcia, Alain Sailly, Peter Browne, George Lim, Kimo Ferreira, George Kosty, e così via. Maestri provenienti da diverse parti del mondo e con stili differenti, ma tutti molto efficaci. Fu una grande responsabilità e richiese, per vari anni, una straordinaria preparazione fisica e tecnica. Un grande sacrificio ricompensato.

Avevo tra le mani la possibilità di mostrare al mondo le virtù dell’arte marziale creata da mio padre: lo Yawara-Jitsu. E ci riuscii. L'International  Fighting Arts Association scrisse di me sul suo sito web: "Uno dei più talentuosi ad oggi nel mondo", questo quando avevo 31 anni - quando l'età media dei maestri assistenti era di 45.

Diedi allo Yawara-Jitsu il posto che meritava in campo internazionale. Ma mancava ancora qualcosa. Prima di ritirarmi da questi corsi per dedicarmi a rilanciare lo Yawara-Jitsu nel mio paese, chiesi all'associazione dei maestri di cui facevo parte da 7 anni di organizzare il corso internazionale successivo a Malaga, città natale dello Yawara-Jitsu, come tributo a mio padre e alla città che vide nascere la nostra arte marziale. Ottenni che si tenesse a Torremolinos. Durante la cena di gala, consegnai a mio padre una targa per gli oltre 50 anni dedicati all'insegnamento dello Yawara-Jitsu, e come fondatore della disciplina. Ho rivendicato l’impegno di mio padre di fronte a maestri di alto livello provenienti da Inghilterra, Francia, Belgio, Stati Uniti, Scozia, Olanda, Giappone…

 

In ambito mediatico, grazie alla reputazione ottenuta prima da mio padre e poi da me, ottenni che la rivista “Cintura Nera”, la più importante al mondo in questo settore, pubblicasse un articolo sullo Yawara-jitsu e un DVD in 5 lingue, distribuito in 55 paesi, con cui venne dato il giusto riconoscimento a mio padre e allo Yawara-Jitsu. Successivamente feci pubblicare un altro articolo e un dvd sul maneggio dello yawara, in cui ero protagonista. E’ stato un successo. In seguito, essendo io giornalista, scrissi e feci pubblicare altri articoli su questa e su altre riviste spagnole e straniere. Un'altra promessa mantenuta a mio padre.

Ma senza alcun dubbio, la mia soddisfazione più grande è il premio che ricevetti ad agosto 2012 negli Stati Uniti, quale eccellenza nelle arti marziali e loro applicazione in progetti educativi e sociali. Il premio mi venne riconosciuto dall’Associazione Internazionale “Master’s Hall of Fame” una specie di Oscar delle arti marziali. Fui nominato Ma senza alcun dubbio, la mia soddisfazione più grande è il premio che ricevetti ad agosto 2012 negli Stati dall’ambasciatore per l'Europa, che mi aveva già conosciuto in diversi paesi come componente del team di maestri internazionali. La mia nomination venne accettata  e venne accettata anche la nomination di mio padre  come fondatore dello Yawara-jitsu.

La cerimonia si svolse a Costa Mesa, California. Alloggiai presso l’Hotel Hilton e sul tappeto rosso ritirai il mio riconoscimento e quello di mio padre,  alla presenza di numerosi media. Avevo dato allo Yawara-Jitsu il posto che meritava.

Nella mia attività di maestro, ho insegnato a più di 3.000 studenti. Di tutte le età e di entrambi i sessi. Sia in corsi continuativi che in corsi intensivi, sia in Spagna che all'estero. Da quando ero aiutante nei corsi per bambini fino a quando sono diventato Maestro Internazionale Soke-Shihan. E la cosa più importante è la soddisfazione di aver contribuito a formare brave persone. Responsabili, oneste e rispettose, ma anche coraggiose quando devono difendere quello che ritengono giusto. Ho alunni figli di vecchi praticanti. E alunni adulti che hanno iniziato quando erano bambini. Il che significa che gli insegnamenti che hanno ricevuto gli sono stati utili e necessari per tutta la vita, e questo mi riempie di gioia.

Per me le arti marziali sono il miglior cammino di perfezionamento per l'essere umano. Il miglior metodo di allenamento che esista. Non c’è nessun’altra attività che ci insegni a superare noi stessi come le arti marziali. Nonostante la cattiva reputazione che ci hanno creato le persone che le usano per fare del male gratuitamente, le arti marziali hanno aiutato migliaia di praticanti in tutto il mondo ad essere persone migliori. E nel caso dello Yawara-Jitsu, ha aiutato molte persone a migliorare la loro capacità di sopravvivenza contro un’aggressione, che di conseguenza aumenta in modo straordinario l'autostima e la fiducia in se stessi.

Ho imparato che la bravura parte dalla semplicità. Una volta che un praticante acquisisce conoscenze marziali, ha la necessità di conoscere più tecniche. Vuole avere più abilità marziale ed essere in grado di effettuare manovre difficili ed elaborate. Ma una volta che questo bagaglio cresce, si tende a ritornare alla base. È come un circolo che non ha fine.

Ho avuto la fortuna di imparare con insegnanti di diverse nazionalità: europei, sudamericani e asiatici. Ho notato che a volte la capacità di insegnare non va di pari passo con l’abilità marziale. Gli insegnanti con una straordinaria abilità marziale non sempre mi hanno trasmesso la loro conoscenza in modo efficiente. Al contrario, altri insegnanti con un'abilità marziale ordinaria, sono stati capaci di trasmettermi concetti e metodologie in modo straordinario. E quando si ha la fortuna di avere un insegnante che ha sia un'abilità marziale che una capacità di insegnamento straordinaria è un miracolo: hai l'esempio di ciò che si può diventare e il modo appropriato per raggiungere questo obiettivo.

Ho sentito il potere del Ki. L'energia che inspiegabilmente fluisce e trasforma un movimento in qualcosa di magico. Ho percepito che il ripetere incessantemente un movimento è complementare alla conoscenza scientifica della biomeccanica del gesto. La tecnica eseguita correttamente è il canale attraverso il quale fluisce il Ki. La metodologia orientale del "fare" e quella occidentale del "comprendere" sono le due facce della medaglia, dalla cui osmosi sorge un autentico valore. La prodezza marziale che fa diventare un gesto un'opera d'arte. Arte in movimento.

E che dire sulla difesa personale, così necessaria al nostro tempo. Se è vero che le arti marziali hanno come fine quello di superare se stessi piuttosto che il nemico, non dobbiamo dimenticare che le arti marziali sono arti per la guerra. Marte era il dio romano della guerra, figlio culturale del dio greco Ares. "L'arte della guerra", come direbbe Sun Tsu nel suo famoso trattato, piena di buon senso e profonda comprensione della natura umana. O la gerarchia dei principi di buon artista marziale, cioè: evitare il conflitto prima di controllarlo; controllare l'avversario prima di ferirlo; ferirlo prima di mutilarlo; mutilarlo prima di ucciderlo; ucciderlo prima di essere ucciso. Questa gerarchia di azioni di sopravvivenza ha reminiscenze feudali, e può sembrare brutale per gli occhi occidentali del politicamente corretto. Ma la verità è che si tratta di una saggezza indiscutibile. Al giorno d’oggi potremmo riassumerla come non utilizzare le arti marziali se non per legittima difesa, credo. Meglio essere pronto per difendermi e non avere mai bisogno di utilizzare tali conoscenze che non essere preparato e trovarmi a dover difendere la mia integrità fisica o quella dei miei cari. Studi sulle probabilità affermano che, in media, ogni persona nell’arco della sua vita si troverà almeno una volta in una situazione di conflitto in cui la sua vita sarà in pericolo. Imparare a difenderci aumenta il nostro coefficiente di sopravvivenza, e questo è un dato di fatto.

Ma le arti marziali, e in particolare lo Yawara-Jitsu, mi sono servite per aiutare molte persone. Sulla base della mia esperienza di insegnamento di oltre 30 anni, ho creato un programma specifico sulla prevenzione del bullismo a scuola, in collaborazione con l'Associazione Spagnola per la Prevenzione del Bullismo che presiedo, che è stato incluso nel libro più completo sull’argomento pubblicato fino ad oggi, presentato al collegio degli psicologi di Madrid: "Terrore nelle aule – Come affrontare la violenza nelle scuole o il bullismo" edito da Altaria, grazie al quale più di 500 bambini e adolescenti hanno imparato a prevenire e ad affrontare il bullismo. Sono anche co-autore del libro "Maltrattamento – Puoi sconfiggerlo”, un insieme di strumenti psicologici, fisici e giuridici contro la violenza, edito da Juventud, un pioniere sul tema, che affronta la violenza  da tre prospettive trasversali e complementari. E nel 2014 abbiamo presentato dei programmi di difesa personale adattata, con una metodologia speciale per le persone con disabilità visiva, motoria e per chi ha subito amputazioni, così come un programma specifico per la terza età. Tutto questo rende lo Yawara-Jitsu un’arte marziale accessibile a chiunque.

Continuiamo a crescere e continuiamo a innovare, ma molto resta ancora da fare. Resto sempre convinto che il tempo metta tutti al loro posto e che chi semina raccoglie. Sia il karma, il destino scritto nelle stelle o la religione che scegliamo nella nostra vita. Ogni azione che compiamo ha una ripercussione  sul nostro futuro. Chi fa del bene, riceverà del bene. A chi fa del male, ritornerà il male. E le arti marziali sono un ottimo modo per fare del bene. Per operare con giustizia e con coraggio nella vita.

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